Che cos’è il buddismo?
- leone deluxe
- 2 mar 2022
- Tempo di lettura: 4 min
Se sei qui per scoprire in maniera semplice la religione “Buddista” per mera curiosità, o magari perché vuoi intraprendere l’indirizzo del Tantra, allora sei nel posto giusto!
Prima di tutto però ci tengo a specificare che una religione Induista o Buddhista ecc.
è un requisito “indispensabile” solo per l’indirizzo del Tantra “tradizionale”, mentre se non vuoi professare alcuna religione oppure ne professi una che non comprende l’indirizzo tantrico, allora puoi tranquillamente seguire la strada neo-tantrica.
Ora però bando alle ciance e cerchiamo di raccontare in maniera semplice e interessante questa affascinante religione!

Il buddhismo
(in sanscrito: buddha-sasana), comunemente definito “buddismo”,
è una delle religioni più antiche
e diffuse al mondo.
La sua origine è data dagli insegnamenti dell’asceta indiano Siddhartha Gautama.
Il buddismo si può riassumere nelle dottrine fondate
sulle “quattro nobili verità”.
Premettiamo una cosa però, con il termine “buddhismo” non si intende un’unica religione, ma un insieme di tradizioni, sistemi di pensiero, pratiche e tecniche spirituali, individuali e devozionali, nate dalle differenti interpretazioni di queste dottrine, che si sono evolute in modo molto eterogeneo e diversificato. Hai capito bene, il buddismo non è una sola corrente religiosa, ce ne sono di diverse, ma ne parleremo alla fine perché l’origine è sempre una.
È diventato una disciplina spirituale nel sesto-quinto secolo a.C. e nei secoli successivi, il buddismo ha assunto i caratteri di dottrina filosofica e, secondo alcuni autori, di religione “ateistica”, intendendo con quest’ultimo termine come non la negazione dell’esistenza degli dei (deva), ma piuttosto il fatto che la devozione ad essi non condurrebbe alla liberazione ultima.
Piccola curiosità:
La parola “buddhismo” è di conio recente, introdotta in Europa appena nel 19 secolo per riferirsi a ciò che è correlabile agli insegnamenti di Siddhartha Gautama in quanto “Buddha”. Mentre un Buddha per il buddismo è un essere che ha raggiunto il massimo grado di illuminazione.
In realtà non esiste un’unica parola per esprimere il concetto di buddismo, la traduzione dei termini originari, letteralmente va intesa come “insegnamento del buddha” in sanscrito: buddha-sasana.
Parlando invece un pochino di storia del buddismo, possiamo dire che questa religione/filosofia, originatasi nel 5-6 secolo a.C., con la predicazione di Siddharta Gautama. Il buddismo nel lungo periodo della sua esistenza si è evoluto adattandosi ai vari paesi, epoche e culture, aggiungendo alla sua originale impronta indiana elementi culturali ellenistici, dell’Asia Centrale, dell’Estremo Oriente e del Sud-Est Asiatico; la sua diffusione geografica fu veramente immensa al punto da aver influenzato in diverse epoche storiche gran parte del continente asiatico.
La storia del buddhismo, come quella delle maggiori religioni, è anche composta da numerose correnti di pensiero e divisioni, con la formazione di varie scuole; tra queste, le più “importanti” e attualmente esistenti sono la scuola Theravada, le scuole del Mahayana e le scuole Vajrayana.
Ora parliamo dei fondamenti del buddhismo:
All’origine del buddismo dei nikaya e theravada troviamo le “quattro nobili verità”.
La leggenda narra che il Buddha Gautama, meditando sotto l’albero della Bodhi, le comprese nel momento del proprio risveglio spirituale.
Queste nobili verità sono riportate in vari discorsi del Canone pali e nel Canone cinese.
Secondo la tradizione, il primo discorso del Buddha Gautama è stato tenuto nel parco delle gazzelle nei pressi di Sarnath vicino Varanasi detta anche Benares nel 529 a.C.
Il discorso è stato tenuto ai primi 5 discepoli e viene definito come il “Discorso di Benares”, fondamentale per il buddhismo tanto da essere considerato l’evento che diede inizio al “dharma”, ossia la dottrina buddhista, da altri invece è considerato solo il punto d’inizio della prima comunità buddhista, formata proprio da quei cinque asceti che avevano abbandonato Gautama anni prima, sfiduciati, dopo essere stati a lungo suoi discepoli.
Ora attenzione:
In questo discorso si identifica il buddhismo come “la via di mezzo”, in cui si riconosce che la giusta condotta risiede nella linea mediana di condotta di vita, evitando tanto gli eccessi e gli assolutismi, quanto l’individualismo e il lassismo.
Dopo aver enunciato le quattro nobili verità che contemplano l’aspetto pratico della condotta di vita e della pratica spirituale buddhista nel cosiddetto “Nobile ottuplice sentiero”,
che costituisce il secondo cardine dottrinale del buddhismo.
Ma andiamo nel dettaglio con i punti principali della visione buddhista e della “realtà percettiva” indirizzata dall’insegnamento del Buddha:
La dottrina della sofferenza o duhkha, ossia che tutti gli aggregati (fisici o mentali) sono causa di sofferenza qualora li si voglia trattenere ed essi cessino, oppure si voglia separarsene ed essi permangano.
La dottrina dell’impermanenza o anitya, ovvero che tutto quanto è composto di aggregati (fisici o mentali) è soggetto alla nascita ed è quindi soggetto a decadenza ed estinzione con la decadenza ed estinzione degli aggregati che lo sostengono;
La dottrina dell’assenza di un io eterno e immutabile, la cosiddetta dottrina dell’anatman come conseguenza di una riflessione sui due punti precedenti.
Tale visione è integrata nella:
Dottrina della coproduzione condizionata, ovvero del meccanismo di causa ed effetto che lega gli esseri alle illusioni e agli attaccamenti che costituiscono la base della sofferenza esistenziale;
Dottrina della vacuità che insiste sull’inesistenza di una proprietà intrinseca nei composti e nei processi che formano la realtà e sulla stretta interdipendenza degli stessi.
Un elemento importante del buddhismo, riportato in tutti i Canoni, è la conferma dell’esistenza delle divinità come già proclamate dalla letteratura religiosa vedica (i deva, tuttavia, nel buddhismo sono sottomessi alla legge del karma e la loro esistenza è condizionata dal samsara).
Nonostante la certezza dell’esistenza degli dei da parte del Buddha, egli ritiene che le divinità non possano offrire all’uomo la salvezza dal samsara, né un significato ultimo della propria esistenza, a differenza delle altre correnti religiose dell’epoca.
C’è da precisare però che non esiste e non è mai esistita alcuna scuola buddhista al mondo che affermi, o abbia affermato l’inesistenza delle divinità, tuttavia la totale mancanza di centralità del divino nelle pratiche religiose e nelle dottrine buddhiste di tutte le epoche, ha fatto considerare, da parte di alcuni studiosi contemporanei, il buddhismo come una religione “atea” che atea nel senso che affibiamo alla parola, non è.
Possiamo concludere dicendo che il buddismo è più una filosofia che una religione, ma soprattutto che è un concetto molto complesso, affascinante e che va oltre alla comprensione di una persona “normale”.
Nella seconda parte dell’articolo parleremo delle altre correnti buddiste e dei Canoni buddisti.
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